martedì 19 aprile 2011

Differenza tra una lettera di referenze e una di raccomandazione

Succede molto spesso che in Italia, quando qualcuno decide di emigrare all’estero, quel qualcuno richieda una lettera di referenze al suo vecchio datore di lavoro, ignorando cosa sia realmente.


O perché non si conosce affatto, o perché in Italia quando si parla di referenze si pensa subito alla “raccomandazione”, o si generalizza pensando che non ci sia molta differenza tra una lettera di referenze ed una di raccomandazione, ci si ritrova spesso a richiedere o scrivere qualcosa di cui non si ha un idea molto chiara.

Anche se entrambe perseguono lo stesso fine una lettera di referenze a differenza di quella di raccomandazione, viene inviata ad un datore di lavoro sconosciuto alla persone che scrive. Mentre chi scrive una lettera di raccomandazione, questa verrà inviata solo ed esclusivamente ad un datore di lavoro conosciuto piuttosto bene.

Entrambe le lettere vengono utilizzate per introdurre una persona e garantire per la sua integrità, il suo carattere e le sue capacità, ma tali cambiano a seconda di chi la sta scrivendo, influenzando di molto il loro contenuto. Inoltre una lettera di referenze e’ utilizzata in molti contesti, non solo in ambito professionale. Ad esempio in UK viene richiesta quando si affitta una casa, o si riceve un prestito da una banca, o per vuol fare un PhD ad un’università.

Barkdull Larry, nel suo articolo How to Write a Perfect Reference Letter, spiega come si dovrebbe scrivere e richiedere una ottima lettera di referenze. Egli definisce due ruoli durante la fase di realizzazione: il richiedente e lo scrittore.

Il richiedente.

Prima di richiedere una lettera di referenze, ci sono alcune cose che il richiedente deve domandarsi: chi e’ la persona che deve scrivere la lettera, e quanto questa sia rilevante alla propria candidatura.

Difatti esistono delle categorie di persone a cui bisogna rivolgersi, e tra queste si richiede la lettera di referenze solo a coloro che conoscono il richiedente sotto diversi aspetti, oltre che alle sue capacità. Normalmente il richiedente deve disporre insieme alla sua candidatura di massimo tre lettere di referenze, quindi e’ bene definire in ordine di importanza chi e’ meglio contattare. Un esempio sono gli ex datori di lavoro, tra questi i dirigenti d'azienda, i project managar, i team leader, fino ad arrivare agli amici che comunque sono legati al ruolo svolto dal richiedente. Si sconsiglia fortemente tra questi i genitori o parenti del richiedente, poiché non sono mai una fonte attendibile.

Le persone coinvolte potrebbero non conoscere ne il motivo di tale richiesta, ne cosa sia una lettera di referenze. Bisogna quindi che il richiedente metta al corrente coloro che decidono di scrivere questa lettera riguardo i suoi obiettivi, magari spiegando cosa sia una lettera di referenze e soprattutto suggerendo come potrebbe essere scritta.

Ebbene si, e’ arrivato il momento di sentirsi dire quanto si e’ stati bravi! Anche a costo di sembrare un po’ sfacciati, si deve tenere a mente che una lettera di referenze deve riuscire a vendere la figura del richiedente in modo efficace.

Una volta che il richiedente ha ricevuto tutte le lettere di referenze, e’ educazione inviare una lettera di ringraziamento senza scordare di rendere noti i progressi (in particolar modo i successi) ai suoi scrittori aggiungendo magari quanto le loro lettere abbiano contribuiti al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Lo scrittore

Dove e’ possibile distinguere la differenza tra una lettera di raccomandazione ed una di referenze, sta proprio nel ruolo dello scrittore. Difatti, per far si che il lettore sia impressionato dalla propria lettera di referenze, e’ bene fare una breve descrizione di se stessi e delle proprio qualifiche. Notare che l’introduzione dello scrittore non avviene in una lettera di raccomandazione, perché si da per scontato che chi legge la lettera conosca lo scrittore.

Bisogna poi spiegare come e da quanto tempo si conosce il richiedente, in cosa questa persona eccelle dalle altre che svolgono lo stesso incarico. Fare una lista in cui si descrivono le qualità e le competenze del candidato comunque inerenti al settore di competenza, magari fornendo esempi specifici in modo da rafforzare quanto descritto.

Omettere debolezze, poiché se non è possibile scrivere una lettera di referenze positiva, si dovrebbe diplomaticamente declinare dall’offerta di scriverne una. Inoltre meglio non fare riferimento ad alcuni dettagli quali religione, nazionalità, età, disabilità, sesso, o stato civile, a meno che non siano assolutamente rilevanti.

Lo scrittore non deve essere ne troppo breve, ma neanche troppo discorsivo. Generalmente una buona lettera di referenze dovrebbe riempire una pagina, ben formattata, magari con stampa di alta qualità e firma. Si devono inoltre fornire una lista di recapiti qualora si venisse contattati per provare l'autenticità della lettera.

Ma a questo punto se il richiedente italiano vuole andare all’estero, come può lo scrittore essere in grado tradurre una lettera di referenze?

Inoltre, come puo’ lo scrittore essere considerato reperibile, qualora un datore di lavoro estero desideri avere dei dettagli in merito alla candidatura?

Calma e sangue freddo, e’ piu’ facile di quanto si pensi.

All'atto pratico, quando una società che lavora nel settore IT richiede delle referenze sulla vostra candidatura, basta semplicemente fornire il nome e cognome della persona che vi referenzia, il ruolo svolto da lui durante quel periodo, la societa’ a cui si riferisce, e i vari recapiti.

Tutto avviene tramite email, solo per appurare l’autenticità di quanto fornito nel proprio CV. Se dovesse capitare ciò, il vostro scrittore potrà scrivere poche righe in inglese magari con il vostro contributo. Anche se l'Inglese non sarà impeccabile non sarà un problema, perché sarà comprovata positivamente la vostro referenza.

Scrittori di lettere di referenze di tutta Italia, se qualcuno vi contatterà dall'estero per avere delle referenze, fate un bel sorriso, perché il vostro richiedente e' ad un passo dall'essere assunto, e con molta probabilità guadagnerà più di voi!


lunedì 11 aprile 2011

Quando scrivere una cover letter. Il segreto di chi lavora nel settore IT a Londra

La cover letter deve essere considerata come un asso nella manica. Se usato solo quando e' necessario può fare la differenza, altrimenti si corre il rischio di non essere presi troppo sul serio.


Spesso le persone tendono a non avere un’idea ben chiara riguardo la lettera di presentazione, meglio conosciuta come cover letter.
Quando si cerca su internet a cosa serva la cover letter, troverete chi vi dirà che e’ fondamentale per poter mettere in luce le proprie qualità tra le varie candidature.

Nel caso specifico, se si riferisse ad un ruolo tecnico come quello del settore IT, posso personalmente contare solo tre casi dove la cover letter vale la pena di essere scritta:
  • Quando si conosce il nome della persona che sta assumendo, o che comunque ha influenza sulla propria candidatura.
  • Quando si sa qualcosa di più riguardo al lavoro, andando oltre alla semplice descrizione letta nell’inserzione.
  • Quando non si sta scrivendo ad un recruiter.
Si potrebbe discutere all’infinito sul perché scrivere o meno una cover letter al recruiter. Di certo non lo dico per antipatia verso la categoria in genere, piuttosto penso che sia compito di questi decidere quale sia la migliore candidatura per quel profilo.

Ecco un mio esempio di lettera di presentazione, in risposta ad un ipotetico annuncio in cui si richiedeva un programmatore Asp.Net con esperienza in Ajax:

Dear Daniel,

I am writing in response to the opening for Senior .Net Developer, which I believe may report to you.

I can offer you five years of experience in Microsoft Technologies such as .NET framework 4.0, C# with Linq, Jquery, Ajax.NET, and one year of experience as a Team Leader / Analyst Programmer for a Software Development group, all of which should make me an ideal candidate for this opening.

I have attached my CV for your review and would welcome the chance to speak with you sometime.

Best regards,

Informatico Migratore

Chiaramente, oltre ad evitare i nomi di fantasia come il mio, questa cover letter potrà piacere a chi ci seleziona perché:

  • E' breve.
  • Riassume il curriculum vitae del candidato.
  • Il candidato chiede di essere considerato esclusivamente per quel ruolo.
Scrivendo una cover letter di questo tipo, comunico al selezionatore che ho preso il tempo necessario per valutare la mia candidatura a quell'annuncio, offrendo un parere su quali esperienze dovrebbe concentrarsi nella lettura del mio CV, mostrando competenze relative al lavoro e dimostrando che sarò il tipo di lavoratore che offrirà soluzioni.

Il selezionatore dal canto suo individuerà velocemente tra queste righe il giusto profilo tra le mille, lunghe e a volte noiose lettere che gli arrivano. Questo perché le cover letter che si vedono di solito rientrano nelle seguenti categorie:

  • La lettera riepilogativa: il curriculum vitae in forma di prosa. E' ridondante, difficile da leggere rispetto al curriculum, e non fornisce ulteriori indizi.
  • La lettera generica: praticamente non dice nulla sul tipo di candidatura a cui si e’ rivolti, causa di un copia ed incolla tra le varie inserzioni a cui ci si candida. Inoltre e’ anche fastidiosa perché non mostra alcun tipo interessamento alla persona a cui e' destinata questa lettera; per contro l’interesse verso il candidato si riduce al minimo, quindi e' meglio evitare.
  • La lettera eccentrica: la più rara e tende ad enfatizzare fino ridicolizzare la propria candidatura come un incredibile segno del destino perché il profilo ricercato coincide fortemente con le proprie capacita’ professionali e personali.

Prossimamente su Informatico Migratore, come chiedere una lettera di referenze.


sabato 2 aprile 2011

Lavorare all'estero. Requisiti minimi per chi vuole lavorare nel settore IT

La domanda che spesso si fanno le persone che sognano di andare a lavorare all’estero, e’ quanto sia realmente probabile trovare un posto di lavoro, una volta imbarcati nell'impresa.



Chiedendolo ad Elvis Ciotti, che lavora come Senior Web Developer e Team Leader a Londra, risponde che se una persona ha un laurea, l’importanza di quest’ultima dipende dal tipo di lavoro a cui si candida, se rilevante o meno per la società che vuole assumere e, ovviamente, se gli altri candidati concorrenti siano o meno laureati.

Antonio Di Matteo racconta che quando si mosse per la prima volta a Dublino non aveva ancora nessuna esperienza lavorativa, eccetto per quei dieci mesi di contratto all'Università. Nonostante ciò, aveva comunque ottenuto ben due certificazioni Sun Microsystem (note ora come Oracle), la Sun Certified Java Programmer 1.5 e la Sun Certified Business Developer 1.5. Difatti, spiega Antonio, in fase di colloquio le certificazioni a volte vengono considerate sia come valore aggiunto che come testimonianza della voglia di apprendere, migliorarsi e confrontarsi.

A questo punto e’ lecito chiedersi se sia sufficiente avere una laurea per poter aspirare a lavorare all’estero, oppure bisogna ottenere qualche tipo di certificazione per garantire la proprio candidatura.

Antonio spiega che se non si ha alcuna esperienza lavorativa ma si è laureati, una certificazione a quel punto può rappresentare un vantaggio, un'attestazione delle proprie capacità e di non partire da zero in un determinato settore.

Claudio Cherubino, developer programs engineer presso Google, spiega che molti ragazzi entrano a far parte di questa grande società subito dopo la laurea e per la maggior parte di essi il percorso più comune e' un internship (pagato), seguito da un contratto di assunzione. Ovviamente per un italiano il requisito aggiuntivo, oltre ad un curriculum universitario brillante, e' l'ottima conoscenza dell'inglese.

Inoltre, sottolinea Claudio, si deve tenere a mente che ogni anno le università di tutta Europa sfornano migliaia di neolaureati con un brillante curriculum, quindi e' sempre importante avere quel qualcosa in più che permette di emergere dal mucchio, come la partecipazione a qualche progetto open-source o il fatto di gestire un blog ricco di contenuti interessanti.

Ma allora una persona, laureata o meno e senza esperienza alcuna, può contare fedelmente su di una certificazione?

In questo caso Antonio non rassicura del tutto poiché, spiega, le certificazioni dipendono molto dall'azienda che assume e da chi assume all'interno dell'azienda, nel senso che se si conosce una determinata certificazione, il suo livello di difficoltà, la sua "fama", allora magari la si può apprezzare ed avere un giudizio sul candidato, altrimenti resta una voce sul curriculum che sì, può aumentare le possibilità di assunzione, ma magari non pesa quanto dovrebbe.

Elvis dichiara invece che lui non assumerebbe mai uno sviluppatore senza laurea poiché anche avendo magari accumulato tanti anni di esperienza, all’atto pratico dimostrano delle lacune che una persona laureata non mostrerebbe mai. Mentre, da laureato, rivendica il fatto che ci sono molti brillanti giovani che sanno essere più capaci dei loro non laureati colleghi e che, in fase di colloquio, dimostrano più facilmente di altri le loro qualità.

Alcuni si chiedono se ci siano delle possibilità di riuscita sia per chi e’ neo-laureato, sia per chi può solo contare sulla propria esperienza, ad esempio di almeno 2 anni.

Andrea di Muzio, che lavora come software project manager a Sophia Antipolis in Francia, dichiara che in entrambi i casi ci sono buone possibilità. Per un neo-laureato comunque la cosa migliore è passare per una società di servizio che in genere riesce a piazzare dei profili junior molto alla svelta. Mentre, per una persona con esperienza ma non laureata, la cosa migliore è cercare un'azienda che operi nel suo settore, magari non concentrando la ricerca su di un’unica località specifica, bensì espandendo la ricerca per tutto il resto d’Europa, aumentando cosi’ le probabilità di successo.

Mentre a Google, risponde Claudio, si tiene particolarmente in considerazione il titolo di studio. Quindi essere assunti senza la laurea e' sicuramente più difficile, ma non impossibile. Ovviamente, spiega, il curriculum presentato deve essere tale da compensare la mancanza del titolo di studio, altrimenti la bocciatura e' quasi certa.

Un’altra domanda frequente e’: che tipo di concorrenza ci si può imbattere una volta all’estero. Per esempio: tra una persona laureata con il massimo dei voti ma italiana (o comunque straniera a livello linguistico), ed una locale, non per forza laureata con il massimo.

Antonio presenta due aspetti importanti che potrebbero mettere un candidato locale davanti ad uno straniero: la padronanza della lingua; la coscienza del fatto che un locale tende ad essere più affidabile, e quindi meno incline al riallocamento. Ovviamente, tende a precisare, dipende molto dal paese ospitante. In Italia queste due cose sarebbero fondamentali, uno straniero non verrebbe mai assunto se non parlasse l'Italiano e probabilmente gli si preferirebbe sempre un italiano; invece altrove c'è più flessibilità e ad ogni modo ci vuole anche più sforzo nell'ottenere il posto. Bisogna sapersi vendere al colloquio, dimostrare di aver voglia, di voler rimanere in quel paese (anche mentendo), di voler migliorare la lingua ad ogni costo, dichiarando di essersi iscritti da subito ad un corso di lingua.

A questo punto si chiede che possibilità può avere una persona che non sia laureata e che non abbia esperienza alcuna.

Purtroppo Elvis risponde seccamente che lui stesso a Londra non ci verrebbe, scoraggiando le persone dall’impresa. Nonostante siano in tante le persone senza alcuna qualifica che tentano di venire a Londra per cercare fortuna, si devono purtroppo scontrare con la troppa concorrenza per un buon posto di lavoro.

Antonio aggiunge con ottimismo che non bisogna scoraggiare le persone comunque dal provare l’esperienza. Racconta che a Dublino aveva colleghi italiani senza laurea ma con esperienza di lavoro, e che vennero assunti dando modo di dimostrare le loro grandi capacita’. Ma tende comunque a sottolineare che una laurea in tutti i casi è un filtro, e che ovviamente diminuiscono le probabilità di ottenere un posto di lavoro all’estero, ma non ad arrivare alla completa esclusione. L'importante, e' avere una forte conoscenza linguistica.

Grazie a tutti.