lunedì 25 luglio 2011

Lavorare a Stoccolma. Storia di un programmatore in Svezia.

Mi chiamo Renato Golia, sono nato a Napoli dove ho studiato Ingegneria Informatica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli. Con il senno di poi, non mi vergogno di dire che ero uno di quei "bamboccioni" che vivevano a casa con la madre e, per sgravare le uscite fine settimanali dal conto familiare cercava di raccattare qualche soldo con vari lavoretti, per lo più vendita ed assistenza tecnica di PC e realizzazione di siti web.


Perché hai studiato informatica?
L’informatica é stata la mia passione sin da quando ero piccolo. Mio padre mi ha avvicinato alla programmazione che avevo 10 anni e da allora il mondo dei computer mi ha sempre appassionato a 360 gradi: dalla programmazione all’hardware passando per i videogiochi, all’epoca rigorosamente per PC. Posso dire che questa passione é sempre stato il motore fondamentale delle mie scelte. Alle superiori, nonostante stessi frequentando la Scuola Militare “Nunziatella” che mi avrebbe permesso un accesso facilitato alla carriera militare da Ufficiale, rifiutai tale percorso semplicemente perché le Accademie non offrivano un percorso di studi riguardante l’informatica sufficientemente interessante. Di fatto all’epoca la scelta era tra Scienze Informatiche ed Ingegneria Informatica. Perché la seconda? Un po’ il papà ingegnere ha aiutato, un po’ Ingegneria ha sempre offerto una stabilità lavorativa che non ha pari nelle altre facoltà.

Quali sono state la ragioni che ti hanno spinto a vivere all'estero?
Un po’ per esperienza personale accumulata tra colloqui di lavoro con personaggi che definire particolari é un complimento, un po’ per i racconti di amici che già erano approdati al mondo del lavoro, sapevo che il panorama informatico italiano non é dei migliori. Soprattutto se si considera la gerontocrazia di fondo tipicamente italiana e la legislazione del mondo del lavoro che di certo non tutela i ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro.

Come ti sei sentito quando hai scelto di partire?
Ricordo bene il giorno in cui decisi che, prima o poi, avrei lasciato Napoli. In quei tempi si era nel bel mezzo della prima crisi dei rifiuti. Il giardinetto vicino casa era totalmente ricoperto di sacchetti di spazzatura, al punto che una macchina ne era sommersa completamente. La sera prima ero sceso a fare una passeggiata con il cane e qualcuno aveva dato fuoco ad un altro cumulo nei pressi e con esso il cassonetto. Dire che l’aria era tossica é un eufemismo. La mattina dopo mi svegliai con un senso di angoscia per il presente e per il futuro, e la prima cosa che feci fu cercare lavoro a Stoccolma su internet. I miei genitori mi hanno sempre appoggiato, forse perché vedevano lo sfacelo in cui Napoli stava lentamente ma inesorabilmente crollando e perché sapevano che l’Italia non é più un posto adatto ad un ragazzo che vuole crescere come individuo.
La mia ragazza meno. E non a torto, direi. Dopotutto emigrare significa sostanzialmente tagliare con la propria vita presente e passata per iniziarne una nuova. E lei, mio malgrado, faceva parte di quella vita che mi stavo impegnando a tagliare.
Certo l’idea di abbandonare la propria città a sé stessa ed al suo destino e con essa tutto ciò che mi é stato caro per 25 anni é stata ed é tuttora difficile da sopportare. Da un lato le accuse di egoismo che ho ricevuto da alcuni conoscenti per la mia partenza mi hanno ferito, ma la consapevolezza che il Romanticismo ai giorni nostri difficilmente paga, mi hanno portato a stringere i denti ed ad andare avanti per la strada che avevo scelto.

Come sei arrivato in Svezia?
Premesso che la domanda corretta é “come sei arrivato a Stoccolma?” perché il mio obiettivo é sempre stato questa città. Posizioni al di fuori di questa città non sono mai state neanche prese in considerazione. C’é da dire che io sono arrivato a Stoccolma senza avere un lavoro. Avevo un certo budget ed una scadenza. Se riuscivo bene, altrimenti si tornava in Italia e la favola sarebbe finita lì. Evidentemente mi é andata bene ;) Per il lavoro mi sono affidato a Monster.se dall’Italia e, una volta approdato a Stoccolma, al sito del collocamento svedese. Confesso che ero già pronto all’idea di trovare un lavoro come lavapiatti in qualche ristorante italiano, un po’ stile emigrato anni ’50. La fortuna é che la compagnia dove lavoro ora ha visto in me delle potenzialità ed ha valutato tali potenzialità maggiori delle difficoltà iniziali dovute all’introdurre l’inglese in un ambiente di lavoro prettamente svedese fino a quel momento.

Che tipo di difficoltà hai incontrato durante questo tuo periodo?
Credo che la difficoltà maggiore sia di carattere comunicativo. Sebbene gli svedesi conoscano mediamente bene l’inglese la loro lingua madre resta lo svedese: ciò significa che in un gruppo a prevalenza svedese si parli prevalentemente svedese. Cosa perfettamente legittima sia chiaro, ma per uno straniero può essere disarmante, soprattutto i primi tempi. Al contrario le istituzioni fanno di tutto per metterti a tuo agio. Gran parte dei siti governativi hanno una pagina in inglese e c’é sempre qualcuno disponibile a parlare in inglese per risolvere i tuoi problemi.

Come hai fatto per trovare un alloggio?
Per la casa, confesso di essere stato fortunato, lasciai un annuncio su un giornale online ed il proprietario della casa dove sono stato per un anno mi contattò e ci si accordò. Oddio, con il senno di poi avrei potuto cercare un po’ meglio, vivere per un anno in una stanza di circa 10 metri quadri non é semplice. Quando dopo un anno avevo raggiunto un contratto di lavoro sufficientemente solido, contratto a tempo indeterminato, con i sei mesi di prova già effettuati, ho deciso di comprare casa. Con un aiuto della famiglia ed i suggerimenti di colleghi, ci sono riuscito.

Adesso di cosa ti occupi?
Al momento ricopro il ruolo di Software Architect dell’azienda per cui lavoro e sono responsabile di esplorare nuove tecnologie che via via si affacciano nel dinamico mondo dello sviluppo software, della progettazione di soluzioni per i problemi più avanzati ed, in generale, mi preoccupo di aiutare il resto del gruppo fornendo loro tools che possono usare nel loro lavoro di tutti i giorni. A lavoro usiamo praticamente solo tecnologie Microsoft, dal Framework .NET, a Windows Server ed SQL Server 2008. Da circa un anno abbiamo dismesso l’infrastruttura IT che avevamo in housing presso un provider locale per spostare tutti i nostri server su Amazon EC2. Per essere più precisi, l’azienda si muove nel mercato della formazione mettendo in contatto studenti ed università o, nel caso del segmento professionale, aziende di formazione ed i loro clienti. Al momento sto guidando un grosso progetto che prevede la realizzazione di una versione totalmente rinnovata dell’infrastruttura software che, da qui a 5 mesi, interromperà la piattaforma attuale che, nonostante vari restyling é praticamente la stessa da 8 anni a questa parte essendo nata dalla migrazione ad ASN.Net da Classic ASP. Il progetto attuale prevede l’utilizzo stabile di tecnologie moderne quali Entity Framework 4.1, TPL ed MVC3 anche attraverso una distinzione formale dei diversi strati e, laddove possibile, l’utilizzo di un’architettura più service oriented, soprattutto per quanto riguarda il back end della piattaforma.

Quali sono stati i pro e i contro del tuo paese ospitante con l'Italia?
In entrambi i casi dico “i ritmi”. La vita svedese é nel suo complesso più rilassata. La mattina non si deve lottare con il traffico per andare a lavoro, con la metropolitana, escluse cause di forza maggiore, ci puoi regolare l’orologio e quando perdo un autobus é perché l’autista parte in anticipo (cosa odiosa -.-). Allo stesso modo il ritmo della vita stoccolmese é qualcosa che mi fa mancare l’Italia e soprattutto Napoli. Da noi, la sera si esce verso le 11 e si va a ballare verso l’una di notte, i pub cucinano e restano aperti per quasi tutta la notte. Qui invece i pub/bar chiudono all’una, il 75% delle discoteche chiude alle tre, ed il resto alle cinque. Poi tutti a casa. In poche parole la vita stoccolmese ha un ritmo più lento che vede nei suoi pro la mancanza di stress ma, allo stesso modo, alla lunga può risultare noiosa. Spero di aver reso l’idea. Poi vabbé, una cosa che veramente non sopporto é il fatto che i negozi chiudano presto forzandoti ad uscire prima dall’ufficio qualora si volesse fare un po’ di spesa al di là delle cibarie. Personalmente la trovo una cosa inaccettabile per una città che si presenta come la capitale della Scandinavia.

Pro e contro in confronto al settore IT italiano?
Credo che il principale lato positivo é che in Svezia non c’é la stessa corsa alla laurea che abbiamo in Italia. Questo vuol dire che il proprio titolo di studio, soprattutto se supportato da una buona base di capacità personali, rende di piú. In compenso, data l’enorme popolarità di corsi brevi professionalizzanti in sostituzione della laurea, ci si trova spesso a lavorare con persone che sono perfettamente capaci di
lavorare con quello specifico strumento (tipo: C# con ASP.NET) ma che vanno nel panico quando chiedi loro di pensare “out of the box”.
Più in generale credo che la Svezia dia molte possibilità a giovani startup: i proprietari della mia azienda hanno da poco compiuto 30 anni, e non credo sia un caso che realtà come Spotify e Skype siano nate in Svezia.

Consiglieresti mai a qualcuno di lavorare in Svezia?
Complessivamente sì, il lavoratore qui é tutelato prima che dai sindacati, dalla mentalità delle persone. Forse sono stato io ad essere stato fortunato, ma sono sempre stato conscio della possibilità di poter essere raggirato per la mia mancanza di conoscenza del sistema lavorativo in cui mi ero andato a calare nonostante le tutele che l’essere un cittadino della Comunità Europea mi dava.

Torneresti a lavorare in Italia?
Non credo che tornerei in Italia per lavorare. Forse solo un giorno per godermi la pensione. Perché? Per sentirmi a casa. Uno tra tanti, senza essere costretto a lottare ogni giorno, contro l’implicita barriera che divide due culture diverse. Alla lunga sono le piccole cose che ti mancano: il salumiere che ti saluta quando entri, il bar sotto casa o quello sotto l’ufficio, lo stare seduto in metro ed apprezzare quello che si dicono i tuoi vicini senza dover preoccuparti di tradurre.

Come vedono i datori di lavori italiani i giovani che lavorano all'estero?
Ho ricevuto qualche chiamata dall’Italia per qualche offerta di lavoro, ma i contatti si sono interrotti quando hanno saputo le responsabilità che ricopro al momento e, soprattutto, lo stipendio che percepisco. C’é da dire che al momento ricopro un ruolo che difficilmente viene assegnato a chi ha solo tre anni di esperienza lavorativa a curriculum (purtroppo i tanti siti fatti in nero non contano) quando normalmente si viene considerati un Senior Developer dopo 5 anni di esperienza lavorativa accertata.

Dove immagini il tuo futuro, a Stoccolma o da un'altra parte?
Sicuramente non in Italia, se non durante le vacanze estive. Stoccolma? Forse. Quando mi viene fatta questa domanda rispondo sempre che una volta fatto il primo passo fuori casa, il secondo viene naturale. Io il mio primo passo l’ho già fatto e finora non c’é nulla che mi leghi qui se non una casa di proprietà ed il piacere di vivere in una città che mi piace. Qualora dovesse arrivare una chiamata da una delle due società per cui intimamente sogno di lavorare, sebbene mi dispiacerebbe lasciare il Vecchio Continente, non credo che mi farei tanti scrupoli. Certo una famiglia cambia tutte le carte in tavola, ma per ora il problema non si pone. ;)

18 commenti:

eldino ha detto...

Per aiutarti a comprare una casa a Stoccolma, che è carissima, devi avere una famiglia parecchio benestante, il che non è cosa comune e aiuta parecchio

Kralizek ha detto...

che io abbia avuto la fortuna di essere supportato dalla famiglia é vero, ma dire che la mia famiglia sia "parecchio benestante" é un parolone.

basta non cercare casa a Gamla Stan e zone limitrofe. E se si ha uno stipendio che offre delle garanzie (ed un contratto a tempo indeterminato con i 6 mesi di prova fatti lo sono) ed uno stipendio adeguato, le banche ti permettono di accedere al mutuo. mutuo che permette di dividere la cifra totale in 3 parti:
1) 5% da versare cash
2) 10% ricevuto dalla banca da ammortare in 5 anni
3) 85% ricevuto dalla banca anche non ammortabile

Capirai che in questo modo una casa ci vuole veramente poco a comprarla, soprattuto considerando che io l'ho comprata in piena crisi 2008 quando i tassi di interessi erano bassissimi (e per questo ho fatto un tasso bloccato per 5 anni)

Anonimo ha detto...

Scusa due domande: ma qual'era il tuo livello di conoscenza della lingua inglese quando sei arrivato li?? Avevi certificazioni tipo CAMBRIDGE ESOL level B1,B2,C1, TOEFL, ecc ?? Poi volevo chiederti se è facile integrarsi con gli svedesi anche al di fuori dell'attività lavorativa ( non deve essere facile passare da soli il proprio tempo libero). Spero potrai essermi d'aiuto.

Anonimo ha detto...

Eldino, non dire cavolate. Ho comprato casa anche io a Stoccolma e non serve la famiglia benestante. Evidentemente non conosci il sistema svedese.

boss ha detto...

basta allontanarsi dal centro, i prezzi diventano abbordabili esattamente come in Italia!!!

zio G. ha detto...

.. ma delle famose "SVEDESI".. manco una riga, una parola... ed io che fantasticavo chissà cosa! Ho frequentato tutti i paesi scandinavi e la Finlandia dal 2002 al 2007, con la media di almeno un viaggio al mese (facevo il commerciale in quell'area).. e, se fossi stato solo, o con i figli autonomi, sarei rimasto anch'io in Svezia.. Sono da 33 anni a Monfalcone!!!!

RVF ha detto...

Non saprei, ma ho visto un po' di prezzi nelle agenzie immobiliari e non sono proprio abbordabili, neanche nella zona 2 e 3, poi oh, dipende anche da quanto prendi di stipendio. Se prendi 60000 SEK (5000 euro) al mese, diventa "abbordabile" anche via Montenapoleone a Milano. Se ne prendi 2000 di euro è già diverso. Se i tuoi genitori possono giusto darti i soldi del biglietto Ryan Air non ne parliamo proprio.

Ecco perchè ridimensionerei i toni dell'articolo, perchè non per tutti è così "semplice" :) Dal tono sembra che campare a Stoccolma sia come campare in provincia di Brescia :-P

PS. A Nykoping invece i prezzi delle case sono decisamente interessanti, la vita è più da paesotto e con 45 minuti di regionale sei a T-Centralen, praticamente lo stessoo tempo che ci impieghi ad arrivare al capolinea Morby Centrum della metropolitana.

Unknown ha detto...

Quale sarebbe il tono dell'articolo?

eldino ha detto...

Semplicistico

Unknown ha detto...

Semplicistico in cosa?

eldino ha detto...

L'intervista è semplicistica nel senso che fa apparire semplice una cosa (trovare lavoro e acquistare casa a Stoccolma) che, a mio modestissimo parere, non lo è. Se non si conosce l'area di Stoccolma, leggendo l'intervista pare che andarci a vivere e lavorare sia semplice come fare il programmatore Java a Milano e trovare un monolocale in affitto a Buccinasco :)

Secondo me, rispetto a molte altre esperienze di italiani che hanno fatto il botto in Svezia, è un po' "di nicchia" ecco, scarsamente applicabile alla maggior parte degli informatici nostrani, tutto qua, no polemics :)

Unknown ha detto...

Nessuna polemica, anzi ti ringrazio perché una critica costruttiva come la tua serve senza dubbio a migliorare il mio approccio nei confronti di chi intervisto.

Vorrei solo precisare che io mi limito a fare delle domande (che a volte non sono neanche riportate nei miei articoli), ma poi sono le risposte che ricevo ad essere pubblicate, senza cambiarle nel contenuto, nel rispetto di chi ha scritto il proprio VISSUTO.

Renato fin dal principio Renato si e' sentito fortunato della sua esperienza (potete trovare la sua storia anche qui: http://www.italiansinfuga.com/2010/01/09/come-trovare-un-lavoro-in-svezia/).

Se posso fare una domanda a tutti ora:

la costante sensazione di sentirsi fortunato nonostante si affronti un allontanamento da casa (patria), una rottura di un rapporto, il sentirsi egoisti e criticati nell'esserlo stati, fa sembrare ancora la sua storia semplicistica?

eldino ha detto...

"la costante sensazione di sentirsi fortunato nonostante si affronti un allontanamento da casa (patria), una rottura di un rapporto, il sentirsi egoisti e criticati nell'esserlo stati, fa sembrare ancora la sua storia semplicistica?"

No, per come la vedo io, è una cosa che si deve mettere in conto ancora prima di pensare a come sarebbe lavorare in Europa. Anzi, non vorrei sembrare glaciale, ma è proprio la parte più semplice. Anche perchè una volta all'estero di amici te ne puoi fare a gazillioni.. ovviamente se sei uno socievole e non un disadattato.

La famiglia e gli amici puoi sentirli via Skype ed è come averli a casa propria. La fidanzata, se ti lascia a causa della tua decisione, vuol dire che non è la persona giusta per te, e fai meglio a mollarla per primo tu.

Una persona che ti ama davvero ti dà il via libera nelle tue scelte, soffrendo magari come un cane, ma non ti costringe alla miseria e alla scarsa gratificazione lavorativa per salvaguardare un rapporto che comunque finirebbe alla prima difficoltà. Se due persone si vogliono bene davvero, trovano il modo di stare insieme anche se lui è in Svezia e lei in Italia. Certamente è difficile e certamente implica sacrificio, ma l'amore senza sacrifici non è amore, e poi, al giorno d'oggi, dove con Ryan Air vai dovunque con quattro spicci e con Skype ti chiami e ti vedi gratis, la distanza è relativa.

Se uno vive a Milano, ma lavora a Londra, puoi ritornarnese tranquillamente a casa ogni due weekend.

Unknown ha detto...

Leggi anche: http://www.italiansinfuga.com/2011/07/26/come-risolvere-la-lontananza-dalla-famiglia/

Anonimo ha detto...

a me l'articolo pare semplicistico soprattutto perche fa sembrare facile trovare un lavoro in Svezia. Sappiamo tutti che una volta che si ha un lavoro con un buono stipendio poi il resto e in discesa (a Milano come a Stoccolma).
Ma quante aziende sono poi veramente disposte ad assumere senza che uno sappia gia lo svedese?
E quante possibilita ci sono per uno straniero di fare veramente carriera e non finire sotto un capo totalmente incompetente che ha solo la fortuna di avere la nazionalita giusta?

Kralizek ha detto...

A quasi 2 mesi dalla pubblicazione di questo post mi permetto di rispondere ai commenti fatti a quella che è, nonostante tutto, la mia storia e che io ho voluto condividere con i lettori di questo blog.

Non starò a rispondere al singolo post o al singolo commentatore, così come non voglio far notare quanto facile sia commentare un post senza presentarsi e dire niente di sè.

Dai commenti leggo che il mio resoconto può sembrare semplicistico e che sembra che tutti possano trovare lavoro in Svezia. Non mi sembra di aver mai detto questo ed anzi ho scritto esplicitamente che mi aspettavo di trovare lavoro come lavapiatti anzicchè come programmatore.
Non ho fatto pesare troppo questo lato? Mea culpa ma ho sempre creduto nelle mie personalità e sono stato educato a credere che "homo faber fortunae suae".
D'altro canto, pur senza cadere nell'asocialità patologica che in qualche commento mi è stata diagnosticata, ritengo plausibile che la stessa persona che può guardare al mercato del lavoro senza alcuna angoscia suicida, possa sentire maggiormente la distanza causa il forte legame con la famiglia.
Giusto per mettere in piazza un altro paio di "fatti miei": sono stato letteralmente cresciuto dai miei nonni materni e per questo sono sempre stato loro molto legato. Una delle paure mie più grosse ogni volta che lascio Napoli per tornare a Stoccolma è "e se questa fosse l'ultima volta?".

A quelli che urlano ai quattro venti l'esistenza di Skype chiedo: voi vivete su skype ogni momento libero della vostra giornata per stare in contatto con la vostra famiglia? non so voi, ma io ho una mia vita da vivere. In questa stessa vita una volta c'erano i nonni, la sorella, la mamma, il padre ed i migliori amici e, perchè no, anche i cani ed i gatti. Ad un tratto tutte queste persone non ci sono più nella vita quotidiana. Sono sostituite da altre cose, ad esempio nuove amicizie italiane e non; cionondimeno sento ancora la mancanza di mia sorella e passo le tre ore di aereo pensando al momento che rivedrò il mio cane.
Voi no? Vi basta skype per sopperire a queste persone? mi dispiace per voi, la vostra vita affettiva deve essere stata veramente triste.

Ad Eldino, e qui il nome lo faccio, chiedo di non giudicare una relazione tra due persone da 3 righe in croce lette su un blog. Non ho idea di che relazioni sentimentali abbia lui, ma non permetto a nessuno di giudicare una storia di quasi 7 anni da queste 3 righe. E mai io mi permetterei di giudicare. Le motivazioni dietro il rifiuto a muoversi della mia ex sono tutte plausibili almeno quanto le mie motivazioni ad emigrare. Ridurre il tutto ad un "se non emigra con te, non ti ama" è veramente sinonimo di mancanza di delicatezza e, soprattutto, di acume.
Ma forse sbaglio io ad aspettarmi che un lettore di un blog per informatici vada oltre il classico "if...then...else".

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti.

Trovo interessante la diatriba nata dai diversi commenti al post.

Se volete conoscere maggiori informazioni su cosa voglia dire cercare lavoro in Svezia o di quali vantaggi si possa godere nell'avere un lavoro in questo paese, permettetmi di consigliarvi questo sito www.insvezia.com ed in particolare la seguente sezione

http://www.insvezia.com/vivere-in-svezia/lavorare-in-svezia

Come tutte le persone che hanno avuto la fortuna di fare un'esperienza all'estero e sono dotate di un minimo di obiettività, potrete vedere anche voi che la Svezia non è il paradiso in terra, ma al confronto con l'Italia offre, ad oggi, tutta una serie di condizioni di lavoro estremamente più attraenti e soddisfacenti.

Trasferendosi in Svezia si "guadagna di più in senso lato", sotto diversi di vista, ma al contempo si perde quella peculiarità del modus operandi del sistema e delle persone italiane. Se sia un bene o un male sta a voi valutarlo.

Per fortuna ognuno di noi ha delle proprie storie ed esperienze che lo portano a vedere la Svezia o come un paese perfetto in cui essere accolti, realizzarsi e poter fare dei passi in avanti, oppure un paese di ubriaconi sociopatici e razzisti con 6 mesi di buio e freddo all'anno. In mezzo v'è tutta una serie di opinioni e punti di vista di Italiani che provengono "da vissuti diversi", delle quali purtroppo è quasi impossibile venire a conoscenza, ma che sicuramente aiuterebbero ad avitare di fare delle generalizzazioni troppo semplicistiche e superficiali.

Buon proseguimento a tutti!

Unknown ha detto...

Grazie mille!