domenica 24 ottobre 2010

Per amore, un informatico migratore.

Saverio e' un informatico che ha deciso di emigrare per amore a Gent.



E’ sabato, la mia compagna e’ al college a studiare Inglese. Inizio la mattina come di consueto nello svolgere le faccende di casa. Passo l’aspirapolvere in stanza, riprendo i panni stesi in balcone (ringraziando il cielo di aver trovato una casa a Londra con un balcone cosi grande da poterli stendere), preparo la lavatrice per i panni da lavare, riscaldo la doccia aprendo in anticipo l’acqua calda e intanto ritorno davanti al mio portatile per leggere le mail, ed ecco che riapro quella del mio amico Saverio.

Ricordo ancora la prima volta che ci siamo conosciuti, entrambi ancora dei junior developer in quella grossa società chiamata CPI Progetti. Gli avevo mandato la solita mail di domande giorni a dietro, chiedendo di rispondermi appena avesse avuto il tempo. A pensarci bene lui e’ stato il primo programmatore che io abbia mai conosciuto, a partire per l’estero. Ma all’epoca le sue motivazioni non le avevo condivise totalmente e la sua vicenda, giungendomi sempre per vie traverse, non mi avevano mai indotto alla curiosità, almeno fino a quando non ho aperto questo blog.

E invece eccola lì la sua storia, ermetica come solo lui sa essere, ma unica nel suo genere. Rileggo quelle brevi righe cercando di capire che diavolo di articolo potrei mai tirar fuori con così poco. Altre persone tendono ad essere larghe nei particolari, felice di dire la loro, di far conoscere i loro successi. Saverio no. Lui si limita a dire che non e’ soddisfatto e, se potesse, tornerebbe anche in Italia.

Per chi emigra, l’umore deve essere costantemente tenuto alto, la vita e’ dura in qualunque modo la si voglia raccontare, e a volte noi per primi ci mentiamo, consapevoli della nostra ipocrisia. Ma Saverio questo lo sa già, non lo nasconde anzi, mette a dura prova la mia prospettiva. Ed ecco qui che non so cosa fare, non so se chiamarlo, avendo paura di rimanere anche io ferito da tanto realismo, oppure cercare di affrontarlo senza troppe pretese.

Sono le 13, Saverio e’ connesso con Skype, lancio un timido “we” per chat, quasi spero che non mi risponda. Passano alcuni secondi, ecco la sua risposta. Devo chiamarlo, non ho più scuse ormai. Passiamo i primi minuti tra i convenevoli. Ma passiamo a Saverio, questa e’ la sua storia.

Saverio e’ nato a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze, tutt’ora inscritto al corso di laurea in Informatica, decise nel 2007 di andare a vivere a Roma da suo cugino. Iniziò a lavorare con il solito contratto a progetto presso la mia stessa società. Nel frattempo il suo cugino, nonché suo capo progetto, lo inserì in attività interne sviluppando così la sua professione in tecnologie quali Plone/Python.

E’ l’estate del 2008 e la sua compagna deve partire per Gent, gli offrono qualcosa che in Italia non ce’. Saverio non ci pensa troppo, la voglia di viaggiare e’ grande, e così inizia a mandare mail a tutte le società. Impara subito che il Belgio e’ linguisticamente diviso in due. La parte sud, dove si parla francese, e la parte nord, dove lui andrà a vivere e dove si parla fiammingo, ma come seconda lingua c’e’ l’inglese, lingua che Saverio conosce piuttosto bene.

La sua figura non sembra essere fortemente richiesta in Belgio, ma nonostante tutto qualcuno disposto a fargli un colloquio lo trova. E’ una società che si trova ad Anversa, ma sono 80 km da Gent. Decide comunque di fissare un colloquio dopo una settimana dall’arrivo. L’occasione e’ ghiotta, e comunque c’e’ il treno che in un’ora lo riporterebbe a casa.

Finalmente la partenza, la casa e’ piccola, ma l’accoglienza e’ delle migliori. Le persone sono ospitali, il clima che si respira a Gent, e’ quella di una cittadina tranquilla e un po’ isolata. Durante il fine settimana la città tende a svuotarsi poiché popolata per lo più da studenti, mentre il lunedì si riempie nuovamente. Gent e’ pulita e ordinata e per nulla cara, si va in giro in bicicletta per qualunque cosa, gli affitti delle case non sono così alti, la birra e’ ottima come i loro prodotti tipici. Non si mangia male, non si mangia all’italiana questo e’ certo, ma si può trovare di tutto un po’.

Il colloquio non va. Saverio inizia nuovamente a mandare mail, ma il Belgio non sembra ricercare programmatori con le sue qualifiche. Ma lui non si da per vinto, e spazia la sua ricerca oltre confine. Ed e’ proprio vicino ad Amsterdam che trova qualcuno interessato a lui. Questa volta il colloquio riesce, la paga e’ buona ma ora il problema e’ la distanza, quasi 300 km. Lei e Saverio devono dividersi. Lui potrà tornare solo per il fine settimana. La società gli permette di lavorare dal lunedì al giovedì, consentendogli dei weekend lunghi. Inizia così a fare il pendolare.

Passano due mesi ed ecco la svolta. Una piccola società sta cercando un programmatore python Django/plone. Lui per primo sa che non sono in molti a concorrere per quel posto. Quindi dipende solo da lui. Con quel lavoro potrebbe finalmente riavvicinarsi alla sua lei, senza essere più costretto a viaggiare per ore. Ma Saverio e’ un ragazzo in gamba e quel posto lo ottiene con facilità.

Ora sarebbe bello poter dire che questa e’ la fine della storia. Saverio e la sua compagna uniti nuovamente, lavorando entrambi vicino casa.

Passano i mesi. Saverio non prende moltissimo di stipendio, ma almeno ha un contratto a tempo indeterminato, ferie, malattia, 13esima, 14esima, pensione e mutua. Saverio se va in bicicletta, riceve un rimborso spesa per quanti kilometri percorre. Ma il tempo e’ sempre brutto. La città fredda quasi tutto l’anno. Quelli del posto sono ospitali se sei straniero, ma l’ospitalità’ arriva fino alla soglia delle loro case. Un po’ meno se dai l’impressione di vivere lì. L’inglese lo parlano tutti, questo e’ vero, ma per socializzare e’ necessario il fiammingo.

Sono passati due anni, e ora Saverio inizia ad avere qualche dubbio. Le giornate iniziano ad essere sempre le stesse. Le vacanze sono poche, e quelle poche che si hanno le si spendono per tornare in Italia. Gli amici pochi e quasi tutti Italiani, per lo più persone conosciuti in qualche corso di lingua organizzato dalle università locali. Inoltre la società non sembra passare un buon momento, i progetti sono pochi e vengono svolti con poco entusiasmo. I pagamenti arrivano a volte con una settimana o due di ritardo senza preavviso.

Confessa che Gent non e’ il posto migliore per cercare lavoro nel Settore IT, magari dentro di se c’e’ anche un timido desiderio di emigrare nuovamente. Se ora gli si chiede di tornare in Italia, lui convinto ti risponde di sì. Adora la sua terra, guidare la sua moto tra le montagne o andare a fare un po’ di snowboard sugli Appennini. Attività che in Belgio non può più svolgere. Intanto cerca nuovamente lavoro, quello che ha non gli piace più, lo annoia, tanto ormai da vivere Gent come la più noiosa delle città, tant’e’ che lui per primo sa di essersi impigrito.

Ma la ricerca e’ dura, magari qualcosa uscirà fuori un giorno, non resta che vedere come gli andrà in futuro.


In bocca al lupo Save, ti auguro un mondo di bene, a te che sei l’informatico migrato per amore.



3 commenti:

FbrzzrbF ha detto...

Genda-->Ghent.. Gand..

Unknown ha detto...

Grazie per la segnalazione. Mi avevano detto che Genda fosse il nome italiano di questa citta'! L'ho sostituito con il suo nome originale: Gent

andima ha detto...

Beh, una delle possibili soluzioni sarebbe cercare lavoro a Bruxelles, alternative enormemente maggiori rispetto a Ghent (comunità italiana immensa, opportunità lavorative anche soltanto con l'inglese, soprattutto nel campo informatico in cui lavoro personalmente e posso confermare, senza contare eventi, mix, vita sociale che pur ci sara' a Ghent ma sicuramente in scala ridotta), magari anche come pendolare inizialmente, visto che son solo 40 minuti di treno (c'e' chi ne fa di più a Roma per lavorare a Roma). Ghent e' un gioiellino, bellissima, ma non può offrire le stesse alternative di una città come Bruxelles, e averla cosi' vicina la rende sicuramente una alternativa valida. Io ci penserei.
Un saluto da un altro informatico migratore (un anno e mezzo a Dublino e adesso da un anno e mezzo a Bruxelles).