martedì 28 settembre 2010

Da San Paolo a Londra. Storia di un informatico italo-brasiliano.

Ecco la storia di Andre, un ragazzo brasiliano che, passando per Roma, e’ venuto a vivere qui a Londra.


Ci
racconti la tua storia di informatico migratore?

Sono arrivato a Roma nel 2006. Prima di allora vivevo a San Paolo in Brasile. Ho studiato per 4 anni informatica all’Universita' di Mackenzie.
All’inizio avevo un bel lavoro e la mia situazione economica era piuttosto buona. Ma ad un certo punto ero stanco di vedere tutta quella corruzione, poverta' e delinquenza che ne scaturiva, quindi decisi di emigrare. Abituato al Brasile, l'Italia mi sembro’ fin da subito un paradiso. Vivendo per cosi’ tanti anni quella realta’ credevo ormai fosse la normalita’, non riuscivo ad immaginare una vita senza tutti quei problemi. Avevo sempre sognato di andare a vivere in Italia, finalmente avevo coronato il mio sogno.

Perche l’Italia?

In Brasile, come in tutto il mondo, l'Italia e' vista come un paese bellissimo dove si vive e si mangia molto bene. Il cibo italiano e' molto famoso in Brasile, puoi trovare ristoranti e negozi che vendono prodotti tipici italiani. La pasta e la pizza sono tra i piatti piu' famosi in Brasile. Dopo New York, San Paolo e' la citta' che consuma piu' pizza al mondo. Inoltre l'Italia e' stata la mia prima scelta perche' i miei antenati erano italiani. Mi sono sempre sentivo un po' italiano, anche se sono nato in Brasile e a casa nessuno lo parlava (tranne qualche parolaccia). Prima di andare in Italia facevo un’ora di lezioni private a settimana. Sentivo la radio e leggevo i giornali italiani tutti i giorni. Sarebbe potuto bastare per una persona qualunque che voleva andare in Italia a cercare un lavoro, ma non per me. Io volevo parlare come gli italiani. In Italia ho continuato a fare lezione privata e penso finalmente di aver raggiunto un livello abbastanza buono. Anche adesso che sono 2 anni che vivo a Londra, cerco di mantenere i rapporti con gli amici e i parenti italiani mi aiutano a non dimenticare questo lingua.

Una volta in Italia?


Arrivato a Roma, ho trovato subito lavoro senza troppe difficolta'. In una settimana ho fatto cinque colloqui e ho ricevuto piu' di una offerta. Allora non capivo bene com'era la vita da precario, quindi per me e' stata una bella cosa firmare il mio primo contratto a progetto. L'inizio pero’ e’ stato duro, avevo problemi di communicazione visto che lavoravo soltanto con italiani. Comunque mi hanno accettato molto bene e dopo 2 mesi mi sentivo gia' a casa. A Roma ho lavorato per 2 anni all'INPS, Telecom e Poste Italiane. In Telecom avevo il contratto a progetto con una azienda piccola. Tra me e Telecom c'erano 3 aziende di mezzo. Prendevo quasi 2 mila al mese, ma lavoravo dalle 10 alle 20. Nel corso di quei due anni iniziai a capire che la situazione in Italia non era poi cosi’ buona. Gli sviluppatori italiani sono molto bravi. Ci sono molti esperti italiani in Microsoft, tanti altri che scrivono libri anche in inglese. Purtroppo pero’ in Italia non tutti vengono riconosciuti e molti devono accettare brutte condizioni lavorative. Ho visto il boom dei precari e una crisa economica e politica senza precedenti. Capivo che non c'era molta speranza per me e cosi’ presi la decisione di emigrare nuovamente.

Ed eccoci arrivati a Londra, come mai questa citta’?


All’inizio l’ho fatto per soldi. Avevo un amico qui che prendeva un ottimo stipendio.
Purtroppo pero’ ricominciare in questa citta’ e' stato molto piu' duro che a Roma. La lingua e' stato l'ostacolo piu' difficile da superare. Per 3 mesi ho studiato inglese in una scuola di lingua (non costosa, pero' di un livello molto basso) e in parallelo avevo lezione privata per prepararmi per un colloquio. Ho lavorato in un pub come "glass collector", ovvero l'unico lavoro che potevo fare senza parlare bene l’inglese. Dopo 3 mesi iniziai a sentirmi piu' sicuro di me e cominciai ad inviare il mio curriculum. Mi chiamavano 5 o 6 volte al giorno. I primi 2 giorni non capivo e dovevo chiedere piu’ volte di ripetere. Poi intuii che le domande erano sempre le stesse e cominciai a prepararmi meglio per i colloqui al telefono e per le domande delle agenzie. In 10 giorni sostenei piu’ di sette colloqui e alla fine ricevetti una buona offerta di lavoro.

Come e’ stato l’impatto nel mondo del lavorare nel settore IT a Londra?

Nonostante sia arrivato a Londra all'inizio della crisi economica, ho trovato una situazione lavorativa molto buona. Stipendi migliori, contratti a tempo indeterminato. Sogni impossibili per me in Italia. Sentivo di aver trovato il lavoro migliore che avessi mai avuto. Sia in Brasile che in Italia. Non c'era paragone. Oggi, a distanza di 2 anni, penso di aver trovato la strada giusta.

Cosa consiglieresti a chi volesse emigrare all’estero come te?


Come consiglio sempre, la cosa piu' importante all'inizio e' investire in un corso di inglese (anche se preferisco le lezioni private). Per esempio io continuai a studiare per altri 12 mesi anche una volta trovato lavoro.
Per quanto riguarda la casa, siccome avevo amici a Londra, l'inizio e' stato tranquillo. Una volta sistemato e con il lavoro a tempo inderterminato, e' piu' facile trovare una casa giusta per te.

Torneresti in Brasile?


Mai dire mai, pero' ora come ora non ho alcuna voglia di tornare e mi piacerebbe vivere in Europa acnora per molto. In Brasile, l'unica cosa che potrei considerare e' che avendo esperienza all'estero sarebbe possibile tornare con uno stipendio molto buono, anche se presumo che a lungo andare avrei di nuovi a che fare con gli stessi problemi che mi hanno spinto gia’ una volta a cambiare paese.


Torneresti in Italia invece?


Mi piacerebbe tornare in Italia, ma al momento non ci penso nemmeno.
L'Italia e' il paese piu' bello al mondo e dove si mangia meglio...(se cogliete la sfumatura). A mio parere ci vorrebbe una rivoluzione! Sono sicuro che tutti gli italiani (e non solo) tornerebbero in Italia appena possibile.

Non ci resta che sperare...



Grazie Andre per la tua testimonianza.


sabato 25 settembre 2010

Vuoi andare a vivere all’estero? I 10 NON motivi per cui sarebbe meglio non emigrare.

Si creano molti stereotipi nelle menti di chi sogna di andare a vivere all'estero. Potrebbero essere pericolosi qualora ci si volesse imbacare nell'impresa. E' meglio fare chiarezza.


1) All’estero la vita è più facile.


2) Credo che la mia vita sarebbe migliore all’estero.

Se lo pensi, vuol dire che non sei abbastanza maturo da fare sacrifici. Emigrare significa mettersi in gioco. Quindi se decidi di partire, prepara te stesso a dei duri momenti, perché non mancheranno.

3) Troverei subito lavoro.

4) Penso che il mio lavoro sia migliore all’estero.

Ogni anno Londra ospita 1 milione di persone. Significa che ogni anno gente di tutto il mondo va e viene per Londra. Quindi preparati ad affrontare la concorrenza, magari persone più capaci di te, che parlano meglio la lingua, che hanno un laurea, e che hanno più esperienza di te. Quindi non partire svantaggiato, cerca di vedere in anticipo quali sono le tue possibilità una volta lì. Per esempio a Londra che possibilità avresti di trovare un lavoro in IT? Inizia a guardare su internet, magari dai un occhiata a dove cercare lavoro a Londra.

5) Prenderei un salario migliore se lavorassi all’estero.

E se non trovassi lavoro affatto? Vivere in Italia ti dà un vantaggio tra gli immigrati, pensi che una volta all’estero avresti lo stesso vantaggio? Preparati invece a dover scendere di livello, a prendere uno stipendio peggiore comparato a quello attuale. Solo chi si sa distinguere per le sue doti potrà ambire un giorno ad un ottimo stipendio. Siete migliori di cinesi ed indiani che vivono qui a Londra, parlano inglese, sono laureati e sono disposti a fare ogni genere di sacrificio pur di ottenere uno stipendio migliore nel settore IT?

6) Una volta arrivato mi imparo la lingua dopo un mese.

7) La lingua non è un problema, una volta lì la si impara.

Falso! Quanti stranieri conoscete che vivono in Italia da anni, e ancora non si sono imparati a parlare l’italiano? Io stesso, nonostante lavoro con inglesi da ormai 6 mesi, faccio enormi difficoltà a capire e a farmi capire. Mentre lavorate, cercate anche di andare a scuola, leggere giornali inglesi, guardare la TV con i sottotitoli in inglese. Nel mio caso, ho lo svantaggio di vivere con la mia compagna italiana e con altri ragazzi italiani. Provate invece ad isolarvi da questo ambiente.

8) Perché ci sono andato in vacanza e mi sono innamorato del luogo.

Quante volte in Italia quelli del nord scendono a sud durante l’estate? Quanti, tra europei e americani, vengono a trovare il nostro paese per trascorrere le loro vacanza? E quanti di questi alla fine, decidono di restare o di trasferirsi? Un conto fare un viaggio di piacere e trascorrere un periodo di tempo senza alcuno stress, in albergo, tra ristoranti e passeggiate, un altro è doverci sopravvivere.

9) Sono così insoddisfatto della mia vita che ora mollo tutto e vado via.

Ovunque si decidesse di andare, a meno che non si abbia una vita agiata e confortevole, la vita non smetterà mai di dare momenti di dolore, di rabbia o di delusione. Qualora tu decidessi di fuggire, e non di emigrare all’estero, conteresti poi i giorni del tuo rientro a casa. Non farlo, resta a casa e accontentati di quello che hai.

Invece se decidi di voler partire, assicurati di avere delle serie motivazioni, una volta trovato il lavoro della tua vita( presumendo che sia così semplice), quali sarebbero i motivi che ti spingerebbero a restare lì? Cerca inoltre di pianificare ogni dettaglio della tua partenza con mesi di anticipo. Organizza il tuo viaggio, datti degli obiettivi e cercare di sfruttare il tempo che hai per trovare dei contatti utili per qualunque evenienza. Mamma e papà ora non potranno più aiutarti una volta fuori.

10) Voglio fuggire dall’Italia e dai suoi Italiani.

L’Italia si sa è oramai è in mano a politici, baronetti, e delinquenti.

Ma l’Italia, la mia Italia, è del popolo e per il popolo. Accettate di essere un popolo che vuol essere considerato dall’Italia e poi dal resto del mondo. Perché una volta fuori, porterete avanti con dignità ed orgoglio le vostro origini.

Saranno gli stereotipi nei confronto dell’Italia e degli italiani in genere il vero nemico di chi vi guarda con occhi stranieri, saranno le battute, a volte offensive, di chi crede che siamo il paese della mafia, della pizza, del gesticolare con la mano, dei versi, degli stornelli con il mandolino, di Berlusconi.

Sarà tutte questo ed altro ancora, che vi faranno ricordare che l’Italia non è tutta lì, è qualcos’altro, che adesso vi sfugge, ma che una volta con il muso fuori, vorreste a tutti i costi ricordare.

Tutta la rabbia che avete la dovrete trasformerete, perché noi italiani la possiamo criticare la nostra nazione, ma solo tra di noi, perché una volta fuori, ci saranno persone che metteranno a dura prova tutto ciò che avrete odiato ed amato fino ad un attimo prima, costringendoci a difenderla, per quanto sarà possibile.

Quindi piano a criticarla, perché l’Italia sono anche io, e l’Italia è la casa che spero di ritrovare presto.

mercoledì 22 settembre 2010

Italiano senza passaporto? In UK potrebbe essere un problema.

Oggigiorno un cittadino Italiano puo’ svegliarsi una mattina e decidere una meta Europea dove vivere per tutto il tempo che ha in mente.

Basta semplicemente munirsi di uno dei seguenti documenti:

  • Documento d’Identita’ (ID card);
  • Passaporto EU.
Qualora non fosse solo una vacanza di piacere, bensi’ si volesse seguire le orme del vostro informatico migratore, entrambi i documenti garantirebbero il soggiorno nel paese ospitante. Ma la sola Id card potrebbe NON garantirvi quei servizi aggiuntivi come: richiedere il NIN, avere un contratto di lavoro, iscriversi ad un college, aprire un conto in banca, ecc...

A volte potreste imbattervi con persone che possono rifiutare la vostra ID card, preferendo invece il passaporto. Le motivazione a volte sono o per ignoranza ( qualcuno in UK pensa ancora di non essere in Europa), o molto semplicemente perché l’Italia ancora insiste nell’uso dell’ID card applicando forti restrizioni al rilascio del passaporto. In UK si esibisce la patente come documento di identita’ valido, e il passaporto come documento di espatrio.


Ma allora cosa posso fare se sono senza passaporto e non mi accettano la mia ID card?


Per prima cosa non perdiamo la calma, e cerchiamo invece di lavorarci con un po’ di diplomazia e astuzia. Se l’argomento cittadino europeo non ha dato i giusti frutti, vi consiglio di mostrare la vostra patente (tesserino magnetico) per comprovare la vostra identita’. Essa infatti rispecchia fortemente le caratteristiche di un documento, anche se e’ un documento di riconoscimento valido SOLO in Italia, mentre la sua validita’ e’ soggetta alle leggi dello stato ospitante. Quindi non provate a partire senza la vera ID card.

Ma non ho la patente nuova, e nemmeno quella vecchia, cosa posso fare?

Qualora il trucco della patente avesse delle chance, magari si richiede in alternativa quali altri tipi di documento poter fornire. E qui non fate le facce sorprese, perché potrebbero richiedere di tutto per facilitare il servizio. Un esempio: qui chiedono la carta di credito.


Avete avuto esperienze analoghe? Lasciate la vostra storia qui.


sabato 18 settembre 2010

Dove cercare lavoro a Londra.

Info utili su quali siti andare a cercare lavoro a Londra.

Come ho già detto, io ho trovato con facilità lavoro tramite gumtree.com. Ma esistono diversi siti, soprattutto nel settore IT, che possono essere utili.

Basta registrarsi, fornire sul proprio CV un indirizzo ed un numero di telefono locale, e buona fortuna!!!


Ecco la lista:



Conoscete un altro modo, fatemi sapere?


Come si scrive un CV all'estero? 3° Parte

I dettagli personali sono qualcosa di delicato da introdurre nel proprio CV.Continua... Io personalmente non sono un amante delle informazioni dove uno fa un resoconto dei proprio hobby. Si rischia di non essere presi sul serio, tanto varrebbe evitare.

Ma e' pur vero che come informatico, non ho questo problema, sebbene il problema sorgerebbe se dovessi realmente scrivere qualcosa. E allora che si fa?


La formula e' sempre la stessa, documentarsi, ricercare, scrivere, chiedere, riscrivere, farlo leggere a mille persone, amici, conoscenti o persone di cui ci si fida.
Ho inviato il mio CV ad amici di amici che vivono in Australia, per farmelo correggere in Inglese e non solo.

Ma non basta mai.


Come si scrive un CV all'estero? 2° Parte

Esistono tante persone all'estero che possono aiutarci a redigere un CV, in UK per esempio ci sono i Job Centre che sono pubblici, o altri come Reed.

Continua... Ma questo non da ancora la garanzia che questi siano di successo. Puoi scriverne uno completo in ogni dettaglio, ma poi risultare troppo scomodo da leggere. A questo punto si scelgono soluzioni eleganti come, un sommario delle cose piu' importanti da inserire nel proprio CV.

All'estero ogni paese ha la sua forma e le sue regole, in UK nella prima pagina vanno esposte per prima cosa i punti di forza della nostra carriera, e di seguito un elenco ordinato e cronologico delle nostre esperienze, in modo che siano di facile lettura. Usare la seconda pagina o successive come spazio opzionale delle nostre competenze che non per forza siano di rilevanza. Se si ricercano persone che sappiano fare A,B,C. Io inviero' un CV che non nasconde questa informazione, il che significa che non sara' contenuto nemmeno tra le esperienze in prima pagina, ma evidenziato in alto, magari con un font diverso, il resto va lasciato alla ricerca della persona che leggera', perche' vorra' accettarsi entrando del dettaglio.


Quanti di noi si sono trovati un bel volantino in mano con uno sconto del 50% su una TV LCD? Da li poi uno si chiede che altri articoli mettono in offerta, per poi voler sapere dove sta il negozio.


Ho conosciuto un ragazzo Italiano che ha studiato in un'universita' di Los Angel per 3 anni. Per poi vivere a Londra e voler fare un master a Settembre. Nel periodo in cui coincideva con il mio primo mese a Londra, lui cercava qualcosa da fare a inerente ai suoi studi. Essendo di buona famiglia non aveva bisogno di mantenersi. Mi fece dare un'occhiata al suo CV proprio nel periodo che stavo cercando lavoro come un forsennato e non facevo altro che leggere e studiare ogni possibile modo di trovarmi un lavoro nell’ IT nel piu' breve periodo possibile.

Quando vidi la stampa su 7 pg, lo rimproverai costringendolo a vedere ogni template su Monster, in piu' gli consigliai di ridurlo, formattarlo e renderlo pubblico. Dopo una settimana ando' in uno di questi Job Centre, e lo pubblico su Monster. Mi diede ragione sul fatto che era effettivamente troppo lungo, e successivamente fu chiamato da una societa' Milanese da Londra. Doppia soddisfazione per entrambi, solo che io ancora non lo avevo trovato il lavoro!



Come si scrive un CV all'estero? 1° Parte

Il CV non e' il riassunto della propria vita, tanto meno quella della vita lavorativa di una persona. Non ha come scopo far vedere quante cose abbiamo fatto, anche se questo metodo viene purtroppo ereditato dal nostro paese.


Non so se e' di vostro interesse, ma vorrei poter dire qualcosa riguardo il CV, poiche' mi ritrovo tra le mani CV pietosamente formattati, inviati da persone italiane che vorrebbero venire qui a lavorare.


A Roma una donna, dopo aver parlato per qualche minuto delle mie esperienze in ambito di procedure web con tecnologie Microsoft, mi chiese se avessi mai usato HTML, sottolineando che non era scritto sul mio CV. La storia suona bizzarra, (come chiedere ad Alonso se abbia mai guidato una Vespa), ma da quel giorno ho iniziato a prendere sul serio lo scrivere il mio CV.


Ricordo che al termine di quel colloquio tornai a casa e feci le 4 di notte, nel tentativo di scrivere qualcosa che non fosse solo completo, ma utile a chi lo avesse avuto tra le mani. Internet come oggi anche 4 anni fa, fu un utile strumento su come e cosa poter scrivere. Esistono moltissimi siti che aiutano, spiegano, consigliano, pubblicano esempi, da Monster a CVEngine.


Basta anche cercare sul Web qualcuno che fa il tuo stesso lavoro, che pubblica su pagine web il proprio CV. Con quest'ultimi magari si cerca di copiarne la forma, perche' spesso chi pubblica il CV nel proprio sito tende ad usare qualche riga in piu'.

La mattina dopo andai al lavoro, feci vedere il mio CV al mio capo progetto per avere conferma che fosse OK, per poi andare dalla responsabile delle risorse umane della mia societa' a consegnarle il CV scritto quella notte, chiedendo se avesse potuto usarlo per le volte successive.
All'epoca in cui ero ancora uno stagista, la mia responsabile aveva tra le varie mansioni, il compito di intervistarci e scrivere i nostri CV, in modo che qualcuno ci potesse assumere.

Quindi quando mi presentai come la mia prima versione del mio CV, convinto che fosse migliore di quella redatta da lei, pretese giustamente dei chiarimenti. Al termine della mia storia lei, zittita e sconsolata prese il mio CV e ci rilavoro' sopra.


In conclusione, un CV e' personale, e una professionista come la mia responsabile puo' escludere alcuni dettagli.
Siamo noi poi che lo rendiamo completo.







Informatico Migratore a Londra. 3° Parte.


Continua... Per quanto riguarda il lavoro, un colloquio telefonico puo' essere affrontato senza troppe difficolta' dopo alcuni mesi che si vive e si parla la lingua del paese ospitante. Riporto non solo la mia esperienza, ma anche quella della mia compagna. L’importante, è notare se iniziano a chiamare oppure no. Qualora la difficoltà sia solo nella lingua, facciamo un bel sorriso a noi stessi, perché abbiamo più possibilità di altri di ottenere il lavoro da qui in poi.


Chi ti contatta puo' essere colui che ti puo' assumere, o colui che ti candidera' per un colloquio non telefonico (un recruiter).


Nel primo caso, l'esperienza e' indiretta. La mia compagna per esempio riceveva telefonate, ma solamente per avere un colloquio di tipo conoscitivo, dovuto dal fatto che chi chiamava ricercava o una babysitter o una barista.


Nel secondo caso, le agenzie di reclutamento, hanno come scopo quello di potersi accordare con il trattamento dei tuoi dati( il tuo CV), in modo da poter inviare la tua canditatura ad altre societa'.


A questo punto, se e quando una societa' sara' interessata a colloquiarti, loro semplicemente faranno da tramite.


Quindi in definitiva, coloro che tendono a telefonare potrebbero non avere le tue stesse conoscenze, ma semplicemente ti sottopongono a delle domande di routine. Qui bisogna assumere un atteggiamento positivo, dare le giuste motivazioni che non siano semplicemente una paga, bensi' rendere chiaro al recruiter che si e' veramente intenzionati a cambiare societa' per esempio, accennare il fatto di voler crescere le proprie competenze, ottenere maggiori responsabilita', sempre senza troppo dilungarsi.


Il mio primo mese non avevo idea di cosa mi stessero chiedendo, ma dopo 4 mesi, volendo ripetere l'esperienza telefonica, ho avuto piacere di dimostrare a me stesso che non era poi cosi dura. Ho inviato 4 CV, e dopo una settimana, avevo la possibilita' di poter andare a fare un colloquio. All'ultimo ho scelto di non presentarmi al colloquio, ma per quanto giuste possano essere state le mie motivazioni (qualcuno mi aveva fortemente sconsigliato l'azienda), non e' stata una cosa ben vista da agenzia e azienda.



Informatico Migratrore a Londra. 2° Parte.


Continua... Da quando sono qui ho potuto conoscere molti ragazzi che hanno avuto esperienze con queste agenzie. Quando il primo mese frequentai una scuola di lingua ad Holborn, conobbi una coppia di romani come noi. Essi vivevano in un ostello con altre persone, in uno stato a dir poco pietoso, ed entrambi cercavano lavoro, perche' l'agenzia tardava a trovargliene uno. Un mio ex coinquilino, un anno prima trovo' lavoro dentro un ristorante italiano, pagando 50£ ad una di queste agenzie.

Ma queste esperienze sono tutte facilmente ricercabili su internet e la ricerca della casa perfetta, non e' fattibile a meno che non si dispone di un badget consistente, ma a questo punto ci si rivolge direttamente a delle agezie immobiliari mentre, per quanto riguarda la ricerca della casa condivisa con altre persone, ci si puo' rivolgere o a privati o sempre tramite agezie immobiliari.


Le possibilita' di trovare le fregature sono sempre dietro l'angolo, e per chi non ha molta dimestichezza con internet, potrebbe cadere nelle trappole. Come riconoscerli e' molto semplice, per esempio su gumtree.com, troverete case dall'aspetto splendido, con tanto di foto allegate, a cifre bassissime, magari con locazione centrale. Se provi ad inviargli una mail, tempo un giorno o due ne riceverete una che, in sostanza, vi chiedera' di pagare in anticipo!

Io personalmente ho preferito prenotare un albergo a buon prezzo per 3 giorni, e poi da li' iniziare a cercare una casa. Londra e' ancora un mistero per me. Ancora non riesco a capire quali zone siano buone e quali meno. Il mio quartiere ne e' una prova, vivendo vicino allo stadio dell'Arsenal, mi ritrovo fra due zone diametralmente opposte in tutto: Seven Sister ad Angel. Entrambe raggiungibili a piedi in 10 min.


A giugno stavo cercavo nuovamente casa. Quindi per un mese ho guardato in giro, si possono trovare case brutte o belle, ma alla fine cerchi di vedere nell'insieme (coinquilini, vicinanza alla metro, la zona piu' o meno vivibile, ecc...). Nel mio caso la socializzazione con i coinquilini non e' una cosa molto rilevante poiche' vivo con la mia compagna, e lo spazio di socializzazione cerco di trovarlo in altri ambienti.

All’inizio mi ero promesso di trovare casa con persone straniere, ma Londra è una città dura per un trentenne, e l’impatto domestico con indiani e cinesi mette a dura prova chiunque. Tanto vale allora non denigrare un posto dove vivono anche Italiani. Vedetelo come un posto che garantisce l’accumunanza culturale. Poi nell’istante in cui si ingrana, soprattutto economicamente, si può solo che migliorare.

Informatico Migratrore a Londra. 1° Parte.

Sono due le cose che si fa piu' fatica a trovare una volta che si decide di emigrare. Il lavoro e la casa.

Una volta decisa quale fosse la mia destinazione, ovvero Londra, seppi sfruttare bene il tempo che avevo a disposizione prima di partire da li' ad un mese.

Cominciai andando su google, e iniziai a cercare quali potessero essere le prospettive di vita, le possibilità di trovare un alloggio o un lavoro, chi erano gli italiani a Londra. Questo e' quello che ho fatto, ho scritto su google, in italiano "Vivere a Londra" e "Lavorare a Londra", ne escono di siti a bizzeffe con pacchetti del tipo "Casa + corso di lingua + lavoro"! Le cifre sono a dir poco esorbitanti!

All'inizio i miei piani erano quelli di prendere una casa per un paio di settimane, nella speranza di trovare una sistemazione migliore e un lavoro durante quel periodo di transizione. Inviai i miei dati ad uno di questi siti, un residence a 250 £ per week, dove davano ogni genere di comfort, piscina, sauna, ecc..., ed era pure semi centrale, ora non ricordo bene esattamente, forse zona 2 o 3.

Neanche passate le 24 ore, sul mio cellulare qualcuno con prefisso UK provava a chiamarmi. Quando ho risposto, questo signore con uno strano accento italiano, e per strano intendo di dubbia origine italiana, mi contattava per l'appartamento, dicendomi che ne aveva moltissimi a disposizione, e che il suo ufficio era sempre aperto tutti i giorni.


Ringraziai per la chiamata, esclamando anche qualcosa come, "Oddio, ma quanto ti costa?", e dopo un breve dialogo, in cui spiegavo le mie esigenze, lui mi suggerì di prendere una casa per piu' di un mese, cosi' avrei risparmiato. Io gli dissi che non avrei preso una casa per tutto quel periodo senza averla mai vista, ma se mi avesse inviato una mail con tutti i dettagli, avrei preso in considerazione l'idea.

A quel punto lui tagliò corto, ripeté il suo nome e quello del suo ufficio e attaccò.

Non ho mai avuto una sua mail.




Primi giorni di lavoro a Londra

Ed ecco la mia storia pubblica sul blog: www.italiansinfuga.com


Vivo ora con la mia compagna ad Holloway Rd, ma stiamo nuovamente ricercando dove alloggiare.


Comunque, nonostante sia arrivato qui con un livello di inglese pessimo, 3 giorni dopo aver aggiornato il mio CV con il numero di telefono e l’indirizzo di casa di Londra, il mio cellulare non la smetteva di squillare. Putroppo piu’ di una volta mi hanno attaccato il telefono in faccia, oppure chiudevano dicendomi che mi avrebbero ricontattato. Pagavo il fatto che non capivo cosa mi chiedevano.

Ma queste erano le agenzie di recrutamento, allora ho deciso di inviare la mia candidatura direttamente su www.gumtree.com e facendo anche richiesta di un internship come primo inizio, nonostante ormai io sia riconosciuto come professionista nel settore dell’IT ( nel mio caso in .Net).


A quel punto e’ stato ancora piu’ facile, due aziende mi hanno contattato per un colloquio. Ad entrambe sono piaciuto. Avevo due possibilita’, o lavoravo a 35k l’anno come “senior” dopo solo una settimana di prova, oppure mi facevo 4 settimane di tirocinio e, se passavo, prendevo uno stipendiuccio da “junior”. Ho scelto la seconda :D Ora lavoro nella City, e la prossima settimana iniziero’ regolarmente con un contratto di tipo permanent! Ma ancora non ho firmato nulla.

Pero’ ho ricevuto gia’ 1000£ come se il periodo da intern non ci fosse mai stato, mi hanno aiutato ad aprire il conto alla Barclays, e in totale prendero’ 20k£ l’anno piu’ bonus ( 1k – 2.5k £ a fine anno ).


L’obiettivo comunque non erano i soldi, almeno non subito. Era invece quello di cercare delle possibili differenze tra i due mondi del lavoro, e finora mi sembra che non si possano minimamente comparare, e quindi non c’e’ modo di dire se sia meglio o peggio. O almeno e’ troppo presto per poter dire qualcosa in merito. Per quanto riguarda la situazione non lavorativa, ci sono cose che ci fanno stare bene, e altre meno.

Ma non e’ il cibo, l’italia, gli Inglesi, o il tempo… anzi trovo queste cose irrilevanti, ma non lo sono per la mia compagna ovviamente.